GEOGRAFIA | ARTE | INFO |
PRODUZIONE
La
caratteristica peculiare di tutti i tappeti orientali è l'annodatura a mano. Il
tessuto del tappeto è composto da tre parti: l'ordito, il vello
e la trama. L'ordito è l'insieme dei fili, di solito di cotone, paralleli tra loro e disposti
verticalmente fra le due estremità del telaio. Il vello è la superficie
visibile del tappeto; esso è formato da corti fili generalmente in lana,
annodati sull'ordito. I nodi sono allineati in righe nel senso della larghezza
del tappeto, mai della lunghezza. La trama consiste in uno o più fili, quasi
sempre di cotone disposti tra una riga di nodi e la successiva.
LE MATERIE PRIME
I
materiali usati nell'annodatura del tappeto sono tre: lana, seta e cotone.La
lana adoperata è in prevalenza ovina, ma assai diffusa è anche la lana di
camello; più raro invece è l'impiego della lana caprina. Per quanto riguarda la
lana ovina, è naturalmente preferita quella a fibra lunga; le qualità variano
anche da zona a zona. Molto apprezzata è anche la lana del Khorasan . La lana
che si ottiene pettinando di inverno il vello della pecora e tosandola in
primavera è nota come kurk, ed è di
ottima qualità . Prima di essere
adoperata, la lana deve essere accuratamente lavata in modo che vengano
asportati tutti i residui di grasso; quanto più sarà stata lavata, tanto più
la tintura darà colori vivaci e puri. Alcuni tappeti dalla lavorazione
particolarmente raffinata hanno vello in seta. Il cotone, invece, è utilizzato
esclusivamente per i fili dell'ordito e della trama. Nei tappeti antichi i fili
dell’ordito e della trama erano quasi sempre in lana.Nella produzione attuale,
ad esclusione dei tappeti nomadi che sono interamente in lana, l’ordito e la
trama sono in cotone.
I COLORANTI
L’operazione di tintura è molto delicata e viene preceduta da un bagno di allume, che agisce da mordente; poi il filato viene immerso nel bagno di tintura dove, secondo i diversi colori, rimane da alcune ore a qualche giorno. Infine viene messo ad asciugare al sole. Fino all’avvento dei coloranti artificiali (l’anilina fu scoperta nel 1856 e la serie dei suoi colori giunse in Persia negli ultimi anni del secolo scorso), i coloranti usati dai tintori erano esclusivamente quelli naturali, quasi tutti di origine vegetale. I tintori persiani acquistarono una fama notevole nel corso dei secoli, riuscendo ad ottenere dalle sostanze vegetali una serie inesauribile di tinte. Quando però fecero la loro apparizione in Persia i coloranti artificiali, i tintori persiani incominciarono ad abbandonare la tradizione preferendo i nuovi colori molto meno costosi: ne soffersero la qualità e a lungo andare anche la fame dei tappeti persiani, in quanto i colori all’anilina davano tinte che mal si accordavano tra loro e che per giunta tendevano a scolorire. Oggi, con lo sviluppo della chimica, mentre i nomadi tendono a tingere esclusivamente con coloranti naturali, gli artigiani e i grandi laboratori delle città usano molti coloranti sintetici al cromo che non hanno i difetti riscontrati nei colori all’anilina.
Nei
tappeti persiani ricorre spesso quello che a prima vista può parere, secondo i
casi, un difetto o un pregio e che invece è soltanto una curiosa caratteristica:
determinati disegni o fondi, iniziati con un colore di una precisa tonalità,
continuano poi con lo stesso colore ma di una tonalità leggermente diversa, o
addirittura di un altro colore. Queste incostanze nella colorazione vengono
denominate abrash. La presenza delle
abrash è una prova che il tappeto è stato tinto con colori vegetali; infatti
con i colori vegetali è molto difficile ottenere in due tinture separate lo
stesso colore.
IL TELAIO E GLI ATTREZZI
Come
si è detto i tappeti orientali sono lavorati interamente a mano. I telai si
possono suddividere in due tipi:
- Orizzontale
-
Verticale
Il
telaio orizzontale è composto semplicemente da 2 travi di legno tra le quali
sono tesi longitudinalmente i fili dell'ordito. Durante la lavorazione i fili
dell'ordito sono tenuti in tensione tra le 2 travi mediante 2 bastoni , legati
alle estremità di ogni trave, e piantati nel suolo. Questo tipo di telaio è usato quasi esclusivamente dalle
tribù nomadi
perché facilmente trasportabile.
Il
telaio verticale fisso consiste di 2 travi parallele sorrette da due supporti
verticali. I fili dell'ordito vengono tesi fra le due trarvi e l'annodatura del
tappeto incomincia sempre dal basso . gli
artigiani lavorano satndo seduti su
un'asse appoggiata ai pioli di due scale fissate ai supporti verticali del
telaio . Man mano che il lavoro precede, l'asse viene alzate di piolo in piolo
per consentire all'artigiano di trovarsi sempre all'altezza del lavoro. Su
questo tipo di telaio vengono di solito annodati i tappeti lunghi non oltre tre
metri . Si possono ottenere tappeti più lunghi
arrotolando il lavoro eseguito sulla trave inferiore e tendendo una
seconda volta i fili dell'ordito fissati in precedenza sulla trave superiore .
Gli
attrezzi utilizzati nella lavorazione dei tappeti sono pochi e molto semplici: il
coltello, il pettine e le forbici. il coltello viene adoperato per tagliare il
fili del nodo e può avere alle estremità della lama yun uncinetto che serve
all'esecuzione del nodo. Il pettine viene usato per serrare il filo od i fili
della trama contro un'allinemanto di nodi.
Le
forbici, piatte e larghe servono a rasare il vello del tappeto.
Bisogna
tenere presente che il tappeto nasce quasi sempre (fatta eccezione di alcune
manifatture nomadi) da un progetto preciso preparato da artisti specializzati
che creano il disegno su un cartone millimetrato nel quale ogni quadretto
corrisponde ad un nodo . Il cartone viene posto sul telaio davanti agli occhi di
che deve fare il nodo.
L'annodatura
a mano è la caratteristica essenziale di tutti i tappeti orientali.
Il
turkibaft o nodo turko è'utilizzato in prevalenza in Turchia e nel Caucaso e
nelle regioni iraniane limitrofe (Azarbajegian Est ed Ovest).
Il
farsibaft o nodo persiano è usato prevalentemente in Persia.
È
per questo che artigiani furbi e frettolosi annodano in modo non ortodosso. È
frequente, per esempio, la pratica del cosiddetto “doppio nodo”, denominato jofti nel quale il filo di lana anziché essere annodato su due fili
dell’ordito è annodato su quattro fili. Questa tecnica ha l’effetto di
sminuire il valore del tappeto e, quel
che è peggio, di rendere meno denso il pelo del vello e meno preciso e definito
il disegno e i motivi decorativi. Tutto
il lavoro di annodatura è svolto a mano da artigiani molto allenati e veloci.
In media un buon operaio esegue da diecimila ad un massimo di quattordicimila
nodi al giorno. Un lavoro veramente immenso: basti pensare che per confezionare
un tappeto di media qualità (con densità di 2500 nodi per decimetro quadrato)
e del formato di due metri per tre, occorrono, al ritmo di diecimila nodi al
giorno, ben cinque interi mesi lavorativi.
I
tappeti orientali si possono dividere a seconda del loro disegno in due grandi
gruppi: tappeti a disgno geometrico e tappeti a disegno curvilineo, noti come
tappeti floreali.
I
TAPPETI A DISEGNO GEOMETRICO
Appartengono
a questo gruppo tutti i tappeti decorati con elementi lineari composti da tratti
verticali, orizzontali ed obliqui. L'insieme del disegno è spesso formato dalla
ripetizione dello stesso motivo. i tappeti a decorazione geometrica sono per lo
più quelli annodati dalle tribù nomadi, ma il disegno geometrico è anche
utilizzato in alcuni villaggi dove la decorazione del tappeto è rimasta più
primitiva. I primi tappeti infatti erano a disegni geometrici, mentre i primi
esemplari a disegno floreale risalgono solo all’inizio del XVI secolo. I
motivi dei tappeti geometrici sono praticamente tramandati a memoria.
I
TAPPETI A DISEGNO CURVILINEO O FLOREALE
L’inizio
della dinastia safawide segna anche il sorgere dell’artigianato vero e proprio
dei tappeti orientali. Infatti i tappeti annodati dai nomadi e dai contadini non
potevano soddisfare il gusto raffinato dei sovrani safawidi. Nacquero così i
primi centri artigianali dove venivano annodati tappeti a disegno floreale che
in pochi anni diedero ulteriore prestigio all’arte islamica.